Motori

Hamilton fortuna iuvat,
capolavoro Lewis a Imola

Il britannico vince disubbidendo ai box. E la Mercedes dei record è 7 volte campione

Hamilton fortuna iuvat. Scomodare Virgilio per celebrare un fenomeno, nel giorno in cui l’audacia ha incontrato il talento. 

“E’ fortunato”, dicono. “Guida la macchina più forte”, insinuano. Tutto vero, ma non basta. Un campione, parafrasando De Gregori,  lo vedi dal coraggio e dalla fantasia. E fantasia è anche intravedere soluzioni che altri non immaginano.

Le ragioni del talento, il talento della ragione

Lewis Hamilton lo fa a bordo di un bolide, lanciato a oltre 300 orari. Elabora strategie mentre disegna traiettorie. Stabilisce tattiche, mentre dovrebbe solo guidare.

Le sue curve sono diverse da quelle dei rivali, i suoi piani per i pit stop differenti da quelli dei suoi ingegneri. E, c’è poco da fare, ha ragione lui. Quasi sempre. 

Hamilton non è solo un pilota

Il sei volte campione iridato non è solo un pilota della Mercedes. E’ l’anima di una scuderia che oggi celebra il settimo titolo costruttori, completando l’en plein dell’era turbo-ibrida.

Il britannico è il capo dei tattici che decide quando fermarsi per la sosta ai box; è l’avvocato che va a discutere con i giudici di gara quando lo penalizzano; è l’ingegnere che decide come sviluppare il progetto; è il grafico che decide di che colore deve essere la vettura, e poco importa della tradizione che identifica con le frecce d’argento le monoposto teutoniche.

Poco conta, perché il numero 44 è anche un politico e, se decide che è il caso di sensibilizzare il mondo sul problema del razzismo, è capace di mettersi il venerdì con pittura e pennello a colorare la livrea della sua AMG W11 e la domenica con il suo bolide a sverniciare gli avversari.

Avversari in ginocchio

Già, gli avversari. In ginocchio prima del via per la campagna contro le discriminazioni. In ginocchio, dopo l’arrivo, al cospetto del re.

Non si tratta solo di talento, ma di determinazione. Leclerc e Verstappen, alle prese con vetture meno prestazionali sarebbero (e saranno) all’altezza della classe del pilota dei record. Ma sarà necessario imparare ad osare, poterlo fare su mezzi meccanici all’altezza e inventarsi una magia quando ce ne sarà bisogno.

Come oggi, ad Imola, sul tracciato dove trovò la morte il brasiliano più amato di tutti i tempi, una pista  su cui Hamilton non sembrava in palla.

La rimonta in gara

Battuto in qualifica dal compagno Bottas, superato al via dalla Redbull dell’astro nascente del circus, il ragazzo con le treccine sembrava destinato ad una piazza d’onore. Un terzo posto insolito per chi è abituato al gradino più alto del podio.

“Ma il genio – diceva uno dei protagonisti di un capolavoro di Monicelli – è fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione”. E, come Guido Necchi in Amici Miei, così Lewis ad Imola inventa uno scherzo capolavoro e irride tutti.

La ribellione alla strategia dei box

Il muretto sta per richiamarlo per il pit-stop, ma the Hammer, come spesso accade, li anticipa e disobbedisce: “Non fatemi fermare ora!” è il diktat imposto dall’inglese ai tedeschi, con buona pace della storia.

E a nulla valgono i tentativi di convincerlo. Hamilton ha capito che il buon senso non serve, è il momento del talento e il talento deve osare: “Ten more” è la risposta, netta, data a chi aveva il compito di valutare la strategia migliore e, invano, sottoporla a chi guida.

Vuole ancora dieci giri in pista Hamilton e, già dai primi tre, si capisce che aveva ragione lui.

Tempi da record e fortuna

Tempi da record per superare (in una proiezione virtuale del margine per un cambio gomme) prima Verstappen e poi il compagno di squadra.

Tempo necessario alla fortuna di intervenire e permettere una sosta sotto regime di virtual safety car che garantirà ampio margine al rientro in pista.

Fortuna non necessaria, perché il fenomeno avrebbe vinto lo stesso ma – si sa – la fortuna, comunque, aiuta gli audaci.

Date una macchina a Leclerc, date un po’ di solidità a Verstappen. Ci sarà da divertirsi. Osando.

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